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IL CARCIOFO SPINOSO DI MENFI

 IL CARCIOFO SPINOSO DI MENFI PRESIDIO SLOWFOOD e PAT
di Gianluca Interrante




Il periodo invernale per noi Siciliani è quello dei carciofi cotti nella brace, o fatti ‘ a cufuneddu’… la ricetta tra poco…; ma questo ortaggio ha una storia millenaria e soprattutto è autoctono della Sicilia. Il suo nome proviene dalle parole arabe al-karshuf o ardi-shoki, che significano “spina di terra” e “pianta che punge”. Una leggenda greca narra che Cynara una giovane e bellissima ninfa, sedotta da Giove, che per non essersi voluta concedere al dio greco fu trasformata in una pianta spinosa. Il mito in realtà cela proprio le caratteristiche del carciofo, uno scrigno duro e pericoloso esternamente ma in realtà geloso custode di prelibatezza nell’interno, il quale sfocia in un bellissimo fiore dai connotati violacei.



Il carciofo in Sicilia era conosciuto anche ai tempi dei greci e romani con il nome di Cynara cardunculus scolymus, in greco ‘appuntito’, si pensa che la coltivazione dal selvatico al domestico sia avvenuta proprio in Sicilia per la prima volta con gli abitanti preellenici dell’isola i Siculi, i Sicani e gli Elimi

I carciofi che abbiamo sulle nostre tavole oggi giorno non sono discendenti dalla pianta selvatica, nata in Sicilia, il Cynara Cardunculus, ma una derivazione per selezione orticola dal cardo selvatico (Cynara cardunculus silvestris Lamb.) dotato di un enorme quantità di spine. Sono stati gli orticoltori del xv secolo, in Toscana, ad aver selezionato quegli esemplari che progressivamente persero le spine e ingrossarono le brattee dell'inflorescenza, fino ad assumere l'aspetto carnoso che oggi conosciamo, soprattutto per gli usi gastronomici. (Monte, Petrotta,Tabacchi, 2014).

Parlando della nostra provincia un gruppo di agricoltori di Menfi decisi a tramandare una coltivazione che nel mille e ottocento si teneva dal fiume Carboj alla foce del Belìce, e di cui oggi ne rimangono soltanto 10 ettari si sono riuniti in un’associazione, Produttori Carciofo Spinoso di Menfi. Il Carciofo coltivato da questi produttori è un discendente del carciofo nativo Siciliano che ha come caratteristiche delle dimensioni medie rispetto alle altre varietà autunnali, le brattee, ovvero la parte edibile del carciofo, hanno una colorazione di base verde e un sopraccolore violetto, nella parte superiore sono presenti grandi spine dorate. Per questa caratteristica in passato era conosciuto anche con il nome di “spinello”. Le spine sono indubbiamente un ostacolo sul mercato e richiedono un poco di pazienza in cucina, ma lo spinoso ha molte altre ottime qualità: è aromatico, croccante e delicato. Come accennavo è molto ricercato per cottura alla brace, e anche per la produzione di sott’oli, caponate e paté. Il suo alto contenuto di lignina lo rende infatti più resistente sia alla conservazione in olio (non si sfalda facilmente) e anche più resistente al calore intenso della brace. Quest’associazione ha ottenuto il marchio di Presidio Slow Food e include come area di produzione il comune di Menfi, Selinunte, Castelvetrano, Partanna, Montevago, Santa Margherita Belìce, Sciacca e Sambuca di Sicilia (province di Trapani e Agrigento) Il Presidio è sostenuto dall’assessorato delle risorse agricole e alimentari della Regione Siciliana. Inoltre oggi, grazie al suo forte e ormai longevo legame con la tradizione menfitana ha meritato l'inserimento nell'elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT).


Proprietà nutrizionali: Il carciofo è uno degli ortaggi con alte proprietà curative e nutrizionali. Forniscono pochissime calorie e contengono alte percentuali di acqua , carboidrati e fibre. Tra i minerali principali troviamo sodio, potassio, fosforo e calcio, tra le vitamine prevale la B1, B3.

Le attività farmacologiche degli estratti del carciofo sono dovute alla presenza di polifenoli come la cinarina, una sostanza con effetto antiossidante ed epaprotettivo. Altra sostanza dotata di azione benefica è l’inulina, un polimero che non può essere digerito dai nostri succhi intestinali, ma viene metabolizzato dai bifidobatteri e ha proprietà prebiotiche poiché contribuisce a far proliferare alcuni microorganismi probiotici che costituiscono la flora batterica utile al nostro organismo (Monte, Petrotta, Tabacchi, 2014). Il carciofo ha una funzione depurativa che deriva dall’azione della cinarina sul fegato che aumenta la produzione biliare notevolmente, infatti si consigliano come rimedio a dermatiti legate ad intossicazioni. L’attività depurativa è legata ad un effetto diuretico dato dalla promozione della funzione depuratrice renale e grazie ai composti flavonici, in particolare potassio e magnesio. I polifenoli hanno proprietà antitumorali antiossidanti che contrastano l’attività dei radicali liberi

Curiosità’: Nel parco della valle dei templi esiste un azienda, l’azienda agricola Montalbo, che alleva la capra girgentana (questo è argomento di un altro post) che produce un formaggio cagliato con la chimosina un fermento presente nel carciofo che serve a cagliare il latte. Il formaggio si chiama fior di carciofo, ed è una prelibatezza dalle sensazioni erbacee.

In cucina sono presenti in Sicilia solo nel periodo tra Novembre e Maggio, per avere questi prelibati ortaggi anche nei mesi estivi si consigliano sott’olio o sott’aceto, io personalmente tutti gli anni ne faccio diversi barattoli, normalmente in primavera quando le piante ormai esauste producono i carciofi più piccoli che sono perfetti per questo lavoro.





Carciofi a cufuneddu con ‘tumazzu’ di Cammarata

Carciofo spinoso di Menfi                                                                                                         10

Tumazzu di Cammarata, formaggio primo sale stagionato                                          300 gr

Pangrattato condito con pecorino grattugiato, origano e pepe                                 100 gr

Sale                                                                                                                                                    q.b.

Vino                                                                                                                                                   50 ml

Brodo vegetale                                                                                                                              500 ml

Olio evo                                                                                                                                            Q.B.

Origano                                                                                                                                             Q.B.

Aglio                                                                                                                                                   5 spicchi

Menta                                                                                                                                               1 rametto

 

Prendere i carciofi, tagliare e pelare la parte esterna del gambo per ottenere una superfice piatta che acconsenti al carciofo di rimanere in piedi. Strofinare con mezzo limone se non si vuole che si ossidi. Rimuovere tutti gli steli esterni, tagliare la parte superiore delle foglie rimaste e allargare con un cucchiaio il centro. Se è presente una folta ‘barba’, rimuoverla. Condire il cuore con olio, origano, pepe e un tocchetto di ‘tumazzu’. Mettere tutti i carciofi uno accanto all’altro in un tegame alto e aggiungere circa 2 cm di brodo vegetale e un po’ di vino bianco nel fondo del tegame e l’aglio. Condire con una spolverata leggera di sale i carciofi e poi coprirli con il pangrattato condito, infine un filo di olio. Cucinare al forno senza coperchio per 30 minuti a 180° o sul fuoco ma con coperchio per circa 25 minuti. Servire in un piatto fondo don un po’ del brodetto di cottura e un trito leggero di menta.




 

 

 

 

(Monte,Petrotta,Tabacchi,2014, il sole a tavola Kalos editore )

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